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Il Feudo2018-02-15T08:57:19+01:00

IL FEUDO

Il Feudo Frammasi oggi è un suggestivo e caratteristico complesso di tre residenze consistenti in “pajare” e “liame”, tipiche salentine, risalenti al tardo cinquecento. Si può vivere la giornata a seconda delle proprie passioni: stare lontani dal caos godendosi il Feudo, scoprire scorci della costa in sella ad una bicicletta, prendere il sole distesi su una delle bellissime spiagge, gustare i piatti tipici in locali caratteristici, scoprendo i paesi del Capo di Leuca.

LA NOSTRA STORIA

Feudo Frammasi nasce come borgo rurale. Recentemente è stato ristrutturato con la tecnica del muro a secco nel rispetto delle antiche tradizioni costruttive del territorio salentino, valorizzando particolari della natura e testimonianze di antiche attività contadine. Le residenze del Feudo Frammasi offrono i comfort per una vacanza all’insegna del benessere e del relax.

Il Feudo era un micro sistema rurale completo di utensili e arti del contadino, oggi esposti all’interno delle pajare. Il ricovero degli animali da traino con il torrino e la casa del contadino risalgono ad un epoca databile tra il cinque e il seicento,  mentre quello per gli animali da cortile, i volatili e i “puddhrari” (pollai) poco dopo. Al limitare est del Feudo c’è un canalone naturale carsico che sino all’apocalittica alluvione dell’ottobre 1957 era attraversato da un ponte di pietra che collegava il sito con la sponda del Feudo di Morciano di Leuca. Il canale è tutt’ora ricco di vegetazione spontanea e grotte dove trovano riparo le volpi. Sulla sponda dell’agro di Salve è stata rinvenuta una “costruzione” in pietra a secco adiacente ad una grotta,  dove dalle “voci di commari”, pare si ritirasse in preghiera un certo Fra Tommaso, in dialetto salvese “Frammasi”, da cui il feudo prende il nome.

LE PAJARE E LE LIAME

Le pajare sono delle particolari costruzioni rurali tipiche del Salento realizzate con la tecnica del muro a secco. Cento anni fa venivano utilizzate dai contadini come luogo di riposo dopo la fatica del lavoro agricolo, oppure come case estive per controllare il bestiame e le coltivazioni particolari, quali quelle del tabacco. La loro origine è decisamente antica, collocabile presumibilmente intorno all’anno 1000 dopo Cristo, qualche storico arriva a datarle anche tra il 2.000 a.C. e la fine dell’Età del Bronzo. Spesso si usa il termine improprio “trullo” per definire una “pajara”, ma le due strutture sono molto differenti. I trulli di forma conica possono essere anche piuttosto lussuosi e di grandi dimensioni, le pajare invece sono di forma tronco conica e in genere sono ambienti piccoli e senza troppi fronzoli, ma dal punto di vista architettonico sono un vero e proprio portento caratterizzato dalla peculiarità del tetto che resta sorretto dalla forza di gravità delle  pietre che formano le pareti laterali. A chiusura del vuoto vi ponevano una lastra di pietra “chianca”, ora rimpiazzata dai moderni oblò.

Le liàme erano ripari di campagna con pianta quadrangolare o rettangolare e volta a botte.
I muri perimetrali sono in pietra a secco, mentre la volta a botte è costruita grazie all’utilizzo di blocchi di pietra tufacea.

TRACCE DELLA STORIA

Riguardo all’uso delle pajare e delle liàme, alcuni studiosi della storia del territorio salentino, affermano che queste costruzioni siano servite, in determinate epoche, come postazioni di guardia dalle quali osservare il nemico. Il torrino del nostro borgo ne è una traccia. Questa struttura risulta essere in relazione visiva sia con le due torri cinquecentesche adiacenti al mare di Torrevado, e di Torrepali, sia con la torre “De Lu Purcino”, comunicante a sua volta con la torre posta alle sue spalle dietro la murgia Salentina, direttamente in comunicazione visiva con il castello di Salve. Questa rete di collegamenti, fatta con fuochi e bandiere, permetteva in tempo reale ai nuclei abitativi dell’entroterra di difendersi dagli attacchi di pirati e banditi. Esistono dettagliate testimonianze di queste aggressioni presso gli archivi notarili dell’epoca. Su qualche libro di storia locale si legge anche che il torrino “Feu Frammasi” con la funzione di avvistamento fu costruito dal Principe Gallone di Tricase, proprietario del Feudo, e che Re Filippo V, durante la sua permanenza a Napoli, nel 1702 concesse l’elevazione del Feudo a Signoria.

Nella proprietà l’alveare di pietra rappresenta una traccia dell’antica attività salentina di apicoltura. Ancora oggi a Natale, si fanno i “purceddrhuzzi” e le “carteddrhate”, dolci tipici fatti con miele e farina, prima lavorata con il vino e con i liquori e poi fritta.

LA NATURA

Il gelsomino antico ancora oggi fiorisce timidamente lungo la parete della liàma e le orchidee spontanee affiorano da aprile a giugno tra un ulivo secolare e l’altro. Piante aromatiche come rosmarino, timo e salvia di varietà diverse insieme alla lavanda, alle piante grasse, a piante di capperi,  fichi d’india ed altri alberi da frutto incorniciano il sito. A ottobre il Feudo si appresta alla raccolta delle olive e produce ancora oggi olio ad uso famigliare. Le olive sono di tipo Leccino con un nocciolo particolarmente ricco di olio profumato e piccante. Un tempo l’olio veniva lavorato presso il frantoio ipogeo di Salve.

Il “trappeto” o il “frantoio ipogeo” è una testimonianza di  una economia agricola del 1500, traccia di una civiltà difficile e impegnativa, che coinvolgeva  uomini e animali allo stesso modo. Ora il frantoio ipogeo “le Trappite” di Salve è un sito archeologico da visitare.

Piccole vigne sparse nella macchia mediterranea testimoniano quello che un tempo era una vigna articolata per la produzione di un vino sempre ad uso e consumo della famiglia. Il caldo e il sole favoriscono la coltivazione di piante quali il mirto, una pianta con una storia antica e affascinante e ricca di simbolismi e leggende come poche altre piante aromatiche possono vantare.